Passeggiate sotto i portici

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Redazione I Martedì

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Di Nicoletta Gandolfi*

Non si finisce mai di conoscere la città in cui si vive e di meravigliarsi dei tesori che possiede, anche se si vedono tutti i giorni:

ne sono un esempio i portici la cui bellezza ,riconosciuta a livello mondiale, è stata apprezzata durante le due passeggiate organizzate dal centro San Domenico, concluse con la serata, introdotta dal cardinale Zuppi, con ospite il maestro Pupi Avati, intervistato dalla sottoscritta.

Il loro fascino, la loro storia, il loro significato sono stati riconosciuti patrimonio UNESCO ovvero di “eccezionale valore universale”: per noi bolognesi sono sempre stati un elemento di protezione, dove potere passeggiare, incontrarsi e  lavorare, sono state quinte scenografiche di film, ci hanno dedicato canzoni.
All’inizio delle passeggiate, che ho avuto il piacere e l’onore di guidare, ho voluto spiegare i motivi che hanno portato a questo riconoscimento:
la voro vastità temporale (dal Medioevo ad oggi), la loro estensione (62 km) ,la loro varietà tipologica sia nello stile (da quelli medievali, a quelli rinascimenti, a quelli post ‘900) che nei materiali (i primi in legno poi in pietra e in cemento) e il loro significato sociale, ovvero essere spazio privato di uso pubblico (si vede dalla pavimentazione mai asfaltata, ma con pavimenti alla Veneziana, pietre di Verona, marmi).
Nascono per soddisfare esigenze abitative: Bologna nell’ XI secolo si quadruplica per motivi commerciali e con l’arrivo degli studenti. Per  creare spazio  si allungano i primi piani degli edifici, come si vede nei sostegni in legno, detti beccadelli, in via Clavature

1-Via Clavature. Vista edificio con sporto, Ph. Nicola La Terra

Normati dal 1288, i portici sono un elogio alla creatività, all’ ingegno del nostro paese, alla sua diversità di stili (dal portico ligneo medievale di Palazzo Isolani su Strada Maggiore -, ai portici architravati di Santa Caterina, a quelli rinascimentali delle ricche famiglie bolognesi su Piazza Santo Stefano

2- Vista portici Piazza Santo Stefano, Ph. Nicola La Terra

a quelli di lato alla residenza Arcivescovile,

3-Portico Residenza Vescovile, Ph. Nicola La Terra

i portici di San Luca,

4 Vista esterna portico di San Luca, Ph. Nicola La Terra

di San Giacomo Maggiore,

5-San Giacomo Maggiore, sotto il portico, Ph. Nicola La Terra

di Santa Maria dei Servi del Baraccano, per continuare fino a dopo il ‘900, con in ” treno” della Barca espressione di una cultura e di tempi completamente diversi).

I 12 tratti patrimonio UNESCO sono:
1. Portici residenziali di Santa Caterina
2. Piazza porticata di Santo Stefano
3. Strada porticata di Galliera
4. Portici del Baraccano
5. Portici commerciali del Pavaglione e dei Banchi
6. Portici devozionali di S. Luca
7. Portici accademici di via Zamboni
8. Portico della Certosa
9. Portici di piazza Cavour e via Farini
10. Portici trionfali di Strada Maggiore
11. Edificio porticato del quartiere Barca
12.  Edificio porticato del Mambo.

Nelle passeggiate ne abbiamo guardati meglio alcuni: partendo p.za Piazza Santo Stefano, ” il salotto buono” della città
dove si vede chiaramente l’aspetto della socialità, con i tavolini all’aperto che richiamano tratti parigini , circondata da palazzi rinascimentali di ricche famiglie bolognesi legate anche  al mondo della seta,  rifacendosi allo stile fiorentino e portici tutti in laterizio, in pietra, mentre i primi sono in legno. Le pavimentazioni sono alla veneziana, con motivi a fasce o decorati.
Siamo andati successivamente sotto al portico ligneo di Palazzo Isolani del 1250 su strada Maggiore che, data la sua primaria importanza di collegamento con la capitale, ha visto passare papi e personaggi illustri. Palazzo Isolani ha colonne di rovere squadrato alte più di 9 metri, su basi troncopiramidali in blocchi di selenite. E vi sono state create leggende, a sottolineare lo stretto rapporto tra il portico e i suoi abitanti.

Più avanti si trova il Portico dei Servi, il più largo (7.35 m) costruito da fine 1300 fino dopo1800; progettato da Antonio di Vincenzo, si sorregge su colonne esilissime di marmo bianco di Verona., che negli anni hanno a problemi statici.

Una particolarità dei portici a fianco delle chiese è non avere aperture commerciali, come anche non ne ha S. Giacomo Maggiore e il portico di S. Luca.

Altri tratti che abbiamo visto e percorso sono stati:

Il portico di S. Giacomo Maggiore del 1470 voluto da Giovanni II Bentivoglio che rappresenta un gioiello di architettura del rinascimento con capitelli pseudo corinzi in arenaria. Lungo percorso porticato ritmato da esili colonne monolitiche scanalate e rudentate (ovvero riempite nella parte inferiore della colonna con superficie liscia) in arenaria, con capitelli compositi, volte a crociera e fregio.

Più avanti si trova il portico di Palazzo Poggi, del 1500, sede dell‘università, con colonne doriche e capitelli a rosette.

Nella seconda passeggiata abbiamo visto il Portico della Mercanzia del 1300, progettato da Antonio di Vincenzo come il portico dei Servi e basilica di S. Petronio. Entrambi architettura tardogotica. Pilastri a fascio e colonne scanalate.

Per arrivare in Piazza Maggiore abbiamo percorso via Farini progettata nel 1860 dall’ingegner Monti dopo la fuoriuscita delle truppe austriache dalla città ; ricorda la Parigi di fine secolo, con ampi spazi per il passeggio tra i negozi, le piazze, edifici come la Cassa di Risparmio.
Arrivando a Piazza Maggiore, abbiamo visto il portico dei Banchi ,progettato dal Vignola per nascondere il tessuto edilizio disordinato dietro e costituire una quinta scenografica alla piazza,  con campate aventi lesene corinzie e 4 ordini di finestre.

Attiguo vi è il portico del Pavaglione che prende il nome dai tendaggi per coprire i bachi da seta essendoci il mercato nell’odierna Piazza Galvani. Pavimento in pietra rossa di Verona (con conchiglie all’interno).

Questi sono solo alcuni tratti che testimoniano l’unicità di questo elemento architettonico; il compito adesso è la loro gestione e manutenzione, ovvero è necessario “averne cura”, per mantenere il prestigioso titolo di Patrimonio UNESCO.

*Architetto e giornalista

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